"Insinuare qualche scrupolo come un sassolino nella scarpa".

"Vedete, noi siamo qui , Probabilmente allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva. Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà.Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”.

giovedì 26 marzo 2009

Lettera a ragazzi...

Bisceglie, 25/03/2009

Cari ragazzi,
Ho appena finito di leggere un libro dal titolo “Charitas sine modo”, trascrizione di molte riflessioni di Don Tonino Bello. La traduzione letterale del titolo è “Amore senza limite”; Don Tonino parla di amore senza moderazione, senza misura, senza ritegno, come uno straordinario manifesto programmatico della vita cristiana: l’affido che Gesù Cristo ci consegna ogni qualvolta usciamo dalla chiesa.
Non vi nascondo che trovo difficoltà a capire come si possa amare senza ritegno. Costruire la propria vita sull’amore. Però ci provo. Provo ad essere un cristiano ogni giorno. A volte mi sembra che ci riesca, a volte lascio troppo spazio al mio egoismo. Vorrei che tutte le parole sotto le quali è sommerso questo messaggio, parole che vi stancano, vi annoiano e vi confondono, venissero spazzate via, come foglie secche, da una folata di buon senso.
La Chiesa che viviamo al giorno d’oggi non piace neanche tanto a me. E’ una Chiesa che si concentra troppo sui riti, sulle parole articolate, sull’esteriorità. Certo, c’è bisogno di dare una connessione logica a ciò che si vuol fare, a ciò che si prova. Mettere nero su bianco affinché qualcosa rimanga. Però io credo che oggi noi stiamo vivendo due estremi: c’è chi di voi è eccessivamente incastrato su binari ciechi del “farlo perché bisogna farlo” e chi si annoia a sentire qualsiasi parola. Ma non trovate che questi due modi di interpretare la vostra religiosità siano una perdita d’interesse? L’interesse che vi deve coinvolgere è l’interrogativo costante, una continua ricerca…ma di chi? Del Signore, di Gesù…
Quando siete soli, quando siete nel silenzio, non sentite un bisogno costante che vuole essere soddisfatto? A volte provate a soddisfarlo con frivolezze, a volte con i riti…Ma questo bisogno pulsa e la vostra soddisfazione è effimera e il senso di insoddisfazione permane. Io ho trovato l’unica soddisfazione a questa “mia sete di non so cosa”: rendermi utile, amare il prossimo.
Io non vi invito ad essere cristiani all’interno della parrocchia S. Pietro, perché di ritualità cattolica voi ne sapete molto più di me. Io vi invito ad essere cristiani innanzi tutto nella quotidianità.
Non significa essere perfetti. Ognuno di noi ha i suoi difetti, le sue debolezze. Ma il cristiano quando sbaglia è l’uomo libero, coraggioso a tal punto da affrontare la momentanea vergogna di chiedere scusa, affrontare rinunce che lo porteranno a mettere riparo ai propri errori.
Non mi stancherò mai di dirvi quanto mi sento “bello dentro” da quando ho l’opportunità di essere vostro animatore.
Vorrei che voi coglieste la bellezza che è in ognuno di voi quanto io riesco a vederla!
Visti al di fuori provo tenerezza per amici più piccoli che trovano sul proprio cammino tante difficoltà che io stesso ho affrontato e che ancora incontro. Perciò, quando vi sentite insoddisfatti, provate a reagire all’inedia che vi attanaglia interessandovi alla vostra vita, fatta di affetti, amore e a volte litigi.
Chi ci guarda e non si accorge che siamo cristiani è perché non ci distinguiamo da loro. Proviamo ad essere liberi, liberi di essere come vogliamo essere. Usciamo fuori dagli schemi. A me piace molto la musica e mi ha sempre dato fastidio qualsiasi definizione di generi vari: mi chiedo sempre come si faccia a definire l‘arte.
Non vi date definizioni, non vi incatenate ad un modo di essere. Voi direte anche essere cristiano è essere per forza cristiano!
Io vi dirò di no, essere cristiano significa essere te stesso e chiunque altro.
I cristiani santi sono sempre stati eversivi, mai perfettamente rispettosi al 100% dei canoni religiosi:
hanno dato pieno ascolto al proprio amore senza porre nessun limite. Non abbiate quindi paura di amare, di amare voi stessi e come siete fatti! La vita a volte è felicità, altre tristezza, sofferenza. Ma non è mai piatta! Questa è la sua bellezza: il poter cercare di far sì che la nostra vita prenda una direzione, ma l’accadimento di un evento inaspettato può cambiare tutto, può cambiarci. Perciò non venite al gruppo perché ve lo dice la mamma, perché se no “rompe”, perché poi quando Giacomo o Don Vito o Suor Giusy vi incontrano vi chiedono: “…al gruppo non vieni più?..” Al gruppo dovete venire se lo volete voi, se lo desiderate, se ne sentite il bisogno. Se farete ciò allora ascolterete voi stessi e anche il fare qualcosa in una maniera guidata sarà un atto di libertà, il vostro!
Giacomo.