"Insinuare qualche scrupolo come un sassolino nella scarpa".

"Vedete, noi siamo qui , Probabilmente allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva. Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà.Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”.

sabato 17 dicembre 2011

Matisyahu - King Without A Crown (Live from Stubb's)

Re Senza Corona


Cos'è questo sentimento?
il mio amore aprirà un buco nel soffitto
mi do a te dall'essenza del mio essere
canto a Dio queste canzoni di amore e guarigione
voglio Mashiach adesso quindi è ora di iniziare con le rivelazioni

sei tutto ciò che ho e di cui ho bisogno
ogni giorno prego per conoscerti meglio
voglio stare vicino a te, sì, ho così tanta voglia
sei come l'acqua per la mia anima quando è assetata
senza te, io non ci sono
sei l'aria che respiro
a volte il mondo è scuro e non riesco a vedere
con questi demoni che mi circondano per trascinarmi nella negatività
ma credo, sì, io credo, dico che credo
resterò in piedi
non sarò trascinato in ginocchio
combatto con tutta la mia forza per far fuggire questi demoni
i raggi di fuoco di Hashem bruciano brillanti ed io credo
che fuori dal buio viene la luce, il crepuscolo nelle altezze
Crown Heights* brucia nel crepuscolo
Dico, grazie a Dio, finalmente mi va bene
E combatterò con tutto il mio cuore, e tutta la mia anima, e tutta la mia forza

[ritornello]


non voglio marijuana
che mi butterebbe solo giù
mi brucerebbe il cervello, niente da fare, il mio cervello è da sistemare
la mia anima è innalzata, stai volando al mio sound
come il sole di un raggio che brucia attraverso una nuvola
la torah è cibo per il mio cervello, lascia che piova finchè affogo**
fulmine!
lascia che le benedizioni scendano

togli lo strato superiore e rivela la tua anima
devi abbandonarti a te stesso e poi diventi uno
sei schiavo di te stesso e non lo sai
vuoi vivere una vita veloce ma il tuo cervello va piano
se cerchi di stare su, allora sei costretto a stare giù
vuoi Dio ma non puoi sgonfiare il tuo ego
se sei già arrivato allora non c'è nessun posto dove andare
se la tua coppa è già piena allora sta per traboccare
se stai affogando nell'acqua e non puoi stare a galla
chiedi pietà ad ashem e ti butterà una corda
cerchi aiuto da dio, dici che non lo trovi
cercando nel cielo e cercando sotto terra
come un re senza corona
sì, voglio andar giù
un re senza corona
sì, continui a cadere
vuoi vivere veramente ma non riesci a liberarti dal tuo malcontento
ho provato ad arrivare alle altezza ma mi sono ritrovato a terra
hai abbandonato l'orgoglio e poi hai sentito un suono
dalla notte viene il giorno e dal giorno viene la luce
annullato nell'Uno come la luce del sole in un raggio,
facendo posto per il suo amore e un fuore si è illuminato

[ritornello]

attirandolo
dove sei stato
dove sei stato
dove sei stato tanto a lungo
è difficile rimanere forti avendo vissuto in esilio per 200 anni
dove sei stato tanto a lungo
sei stato in esilio troppo a lungo

Note :
* Crown Heights è un quartiere di Brooklyn, a New York.

** La Torah è il pentateuco, cinque libri della bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio




domenica 11 dicembre 2011

Counting Crows - A Long December



Un lungo dicembre

Un lungo dicembre,
e c'è ragione di credere
che quest'anno sarà migliore dell'ultimo.
Non riesco a ricordare le ultime cose
che mi hai detto mentre te ne andavi,
e i giorni se ne vanno così veloci.

Ed è un altro giorno in piedi nei canyon,
un'altra notte a Hollywood.
E se pensi che io possa essere perdonato,
vorrei che lo facessi.

L'odore degli ospedali in inverno,
e la sensazione che sia solo un mucchio d'ostriche,
ma senza perle.
All'improvviso guardi attraverso una stanza affollata
solo per vedere il modo in cui la luce si posa su una ragazza.

Ed è un altro giorno in piedi nei canyon,
un'altra notte a Hollywood.
E se stai pensando che potresti venire in California,
credo che dovresti.

Ho guidato fino a Hillside Manor
una volta dopo le 2 del mattino,
ed ho parlato un po' di quest'anno.
Credo che l'inverno
ti faccia ridere un po' più lentamente,
e parlare un po' più piano
delle cose che non potevi mostrarle.

È stato un lungo dicembre,
e c'è ragione di credere
che quest'anno sarà migliore dell'ultimo.
Non riesco a ricordare tutte le volte
che ho cercato di dire a me stesso
di aggrapparmi a questi momenti, mentre passano.

Ed è un altro giorno in piedi nei canyon,
un'altra notte a Hollywood.
È così tanto tempo che non vedo l'oceano…
Credo che dovrei.

mercoledì 30 novembre 2011

SOCIAL ADAVER - C.C.G. feat. Walino Superwatt (2011)

Enziteto è un bel quartiere, non ci sono solo droga e malavita. Cantano così LadyCatFree e Walino, insieme ai ragazzi della periferia di Bari. Il videoclip della canzone “Social adaver” nasce dal laboratorio di scrittura e tecnica rap tenuto proprio dai due artisti locali: ha coinvolto gli studenti dell’Accademia del cinema ragazzi Enziteto e si traduce quasi in uno spot promozionale per il rione. Conosciuto più per situazioni di disagio e criminalità, ora rivendica la sua natura meno contaminata, quella che l’illegalità non la conosce neppure. Ed è vero che i ragazzi, nel video, si atteggiano a rapper duri, ma è quello che cantano a importare. Loro che hanno solo l’Accademia e il campo di pallone, “sono pieni di vita”: “non vogliono piangere, perché a loro piace ridere”.

martedì 29 novembre 2011

mercoledì 16 novembre 2011

♫ Comfortably Numb ♫ The Bad Plus (Subtitles options)

Piacevolmente Insensibile

Hey,
c'è nessuno lì dentro?
Solo un cenno se mi senti.
C'è nessuno in casa?

Su, avanti
lo so che ti senti giù,
io posso alleviare la tua sofferenza
e rimetterti in piedi.

Rilassati,
ho bisogno di alcune informazioni, prima di tutto,
solo alcune cose elementari,
puoi mostrarmi dove ti fa male?

Non c'è più dolore, ti stai rimettendo.
Il fumo di una nave lontana si staglia all'orizzonte
tu stai solamente nuotando in mezzo alle onde,
le tue labbra si muovono ma non riesco a sentire ciò che dici.
Quando ero bambino ho avuto la febbre,
le mie mani erano come due palloni.

Adesso provo la stessa sensazione una volta ancora,
non riesco a spiegare, non capiresti che
questo non è quello che sono,
sono diventato piacevolmente insensibile.

Sono diventato piacevolmente insensibile.

O.K.
solo un punturina,
niente di più,
ma potresti sentirti un pò male.
Riesci ad alzarti?
Penso che stia funzionando, ottimo.
Questo riuscirò a farti proseguire lo spettacolo.
Avanti, è ora di andare.

Non c'è più dolore, ti stai rimettendo.
Il fumo di una nave lontana si staglia all'orizzonte
tu stai solamente nuotando in mezzo alle onde,
le tue labbra si muovono ma non riesco a sentire ciò che dici.
Quando ero bambino
ho avuto una visione sfuggente
oltre l'angolo della vista,
mi sono voltato per osservarla ma non c'era più,
adesso non riesco ad indicarla con il dito,
il bambino è cresciuto,
il sogno è svanito
e sono diventato
piacevolmente insensibile

lunedì 17 ottobre 2011

Queen - 'Under Pressure'

Traduzione

La pressione mi sta schiacciando
La pressione ti comprime come nessuno si augurerebbe
Sotto una pressione che distruggere un palazzo

spezza in due una famiglia
sbatte la gente in strada
È il terrore di sapere
Cos’è davvero questo mondo
Guardi qualche buon amico
che grida "fatemi uscire"
Implorare che domani, possa stare meglio
Pressione sulla gente, gente in strada
che fa tutto a pezzi e mi fa impazzire
Questi sono quei giorni in cui le disgrazie
non vengono mai sole
Gente in strada, gente in strada
È il terrore di sapere
Cos’è davvero questo mondo
Guardi qualche buon amico
che grida " fatemi uscire"
Implorare che domani, possa stare meglio
Pressione sulla gente, gente in strada
Esser ciechi per ignorare tutto ciò
Rimanere neutrali ma non funziona
Presentarsi con un po’d’amore ma è così ferito e lacerato
Perché, perché, perché
Amore?
Folli risate sotto la pressione che ci sgretola
Non potremmo dare a noi stessi ancora una chance?
Non potremmo dare all’amore quella chance?
Perché non potremmo darla all’amore?
Perché amore è una parola così sorpassata
E l’amore ti sfida a prenderti cura della
gente sull’orlo del baratro
E l’amore ti sfida a cambiare
il modo di
Avere cura di noi stessi
Questo è il nostro ultimo ballo
Questo è il nostro ultimo ballo
Questi siamo noi
Sotto pressione
Sotto pressione
Pressione


lunedì 26 settembre 2011

Vivi La Vita.















Particolare del mosaico di Marko Rupnik "San Francesco porta il pane a un frate che lo imita nel digiunio", San Giovanni rotondo, Puglia.


Cattedrale affollata, sei ragazzi siedono su delle scale di fortuna, al lato, una colonna di pietra li protegge dallo sguardo generale e aspettano.
“Innanzi tutto vi chiedo indulgenza per il mio italiano bestiale ma stasera parlerò solo la lingua dell’amore”.
La voce rieccheggia nella cattedrale ove tutti fanno silenzio.
Trani ore sette e un quarto ma per Gastone a Calcutta ore dieci e trenta.
Una domanda subito ci spiazza, come si fa ad accettare che nel mondo sopravvivono 850 milioni di persone con meno di 800 calorie al giorno, (stessa razione che i nazisti davano agli ebrei nei campi di concentramento), 2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile, un quarto della popolazione, circa 1 miliardo e 300 mila persone, sopravvivono con 1 € al giorno, 300 milioni di bambini non avranno l’opportunità di andare a scuola? Come si fa ad accettare che il solo denaro che negli stati uniti è destinato all’acquisto di cosmetici basterebbe ad educare i bambini del terzo mondo?
Il desiderio ardente di condividere la sua battaglia è manifestato da una voce forte che rispecchia un chiaro stile di vita da intraprendere. La voce, sì, la stessa voce chiara e forte che gli ha comandato di diventare un attore della battaglia per i meno fortunati per portare compassione dove c’è ingiustizia.
Per cambiare la vita dei più poveri c’è bisogno di un’azione concreta, come quella iniziata con il libro “Stanotte la libertà” nel quale si può incontrare il “leader della folla”, il mahatma Gandhi: la sua crociata ha condotto il suo popolo alla libertà senza armi con amore e nonviolenza e in un mondo privo di tecnologia come la radio, in un paese di 700 mila villaggi, dove si adorano 20 milioni di divinità egli era riuscito a trasmettere il suo coraggio di libertà.
Quando “Stanotte la libertà” ebbe successo Dominique decise di dare parte dei diritti d’autore ad un’associazione caritatevole per i bambini lebbrosi di Calcutta.
Calcutta: più di 300 mila persone vivono, si riproducono e muoiono sui marciapiedi; si sopravvive con 0,20 € al giorno.
Ma in Calcutta vi è la scoperta della gioia, la scoperta di una santa alle 5 del mattino in preghiera in una chiesa al centro di Calcutta. Madre Teresa pregava e alle sue spalle in chiesa vi era una scritta “Ho sete” e insieme vi si poteva leggere un’altra invisibile, “ho fame”...lei che da 40 anni dava da mangiare ai più poveri della terra.
Nel 1930 Madre Teresa parte dall’Albania per andare ad insegnare geografia. Diretta ai piedi dell’Himalaya sente una voce che le ordina di lasciare il suo saio di Loreto, il convento ai piedi dell’Himalaya e di indossare il saio bianco di cotone per servire i più poveri .
Così va nella bidonville di Calcutta e fonda l’ordine delle missionarie per la carità, simbolo universale della carità: “He’s God who sees you”.
Madre Teresa presenta a Dominique e a sua moglie James Stevens che da fare il ricco commerciante in Inghilterra lascia tutto e comincia a raccogliere i bambini malati di lebbra, tubercolosi e malnutrizione per nutrirli, curarli, educarli ed insegnare loro un mestiere. Egli è come una Madre Teresa” anonima” che regala un lavoro ad un adolescente salvandone con il suo stipendio altri 20.
Quando Dominique conosce James egli era talmente povero che era costretto a chiudere il proprio centro Udayan («Resurrezione»). Perciò Dominique decise di donargli il necessario per tenere aperto il centro e lo lasciò con una promessa: non avrebbe mai chiuso il proprio rifugio di amore e speranza.
Il quartiere ove sorge la bidonville si chiama letteralmente “City of Joy”, ciò è paradossale.
Di qui James aveva raccolto i più bisognosi ove l’aspettativa di vita era una speranza di arrivare ai 40 anni.
Ma in questo quartiere la gente aveva conservato la capacità di sorridere, di saper amare, di dividere con i più poveri e di ringraziare Dio per ciò che possedevano.
Qui incontra Hasari Pal, l’uomo risciò, l’uomo cavallo, che tira a piedi altri uomini trascinandosi dietro il suo mezzo di sopravvivenza, 80 chili di carretto e che si fa strada nel traffico demente e assassino di Calcutta con un campanello.
Lo stesso campanello che suona nelle tasche di Dominique.
Qui vive una bambina di 8 anni che per vivere si alza alle 5 di mattina per raccogliere vicino ai binari della ferrovia pezzi di carbone caduti dalle locomotrici. Pezzi a volte bollenti che le ustionano le mani.
Sua madre nel tugurio separa in due questi pezzi e una parte li baratta per il riso e la rimanente è utilizzata per cucinare.
Dopo aver portato i pezzi di carbone da sua madre, la bambina si rituffa nel fondo del tugurio per prendere il suo fratellino di pochi mesi, scheletrico. Qui uno spettacolo sconvolgente attrae la vista: una piccola indiana che massaggia la pelle secca e aggrinzita del suo fratellino per portargli un po’ di benessere, quasi che con le dita voglia nutrire il suo fratellino.
“Tutto ciò che non è donato è perso” recita un proverbio indiano. Perciò la restituzione di questi momenti diventa il dono, frutto di un sentimento di dover testimoniare il dolore all’interno di City of Joy, dolore mai raccontato da nessuno.
Il ritorno da City of Joy è la scoperta delle valigie cariche di 50 Kg di doni degli abitanti di una bidonville.
Con i diritti d’autore dei propri libri si può aiutare i bambini più poveri di Calcutta, delle rive del Gange e non solo. A 5 ore da Calcutta ci sono 34 isole dimenticate dalla geografia mondiale ove vivono più di 54 milioni di persone che possono finalmente usufruire di alcuni battelli ospedale. Con i diritti di “Era mezzanotte a Bhopal” si è potuto costruire una clinica ginecologica per le vittime della più grande catastrofe industriale. Perché “Salvare un solo bambino è salvare il mondo”, (Madre Teresa).
Ed è così che un bambino salvato, ormai più che adolescente corre incontro a Dominique con una carta in mano: ”Dominique devo farti vedere questo!” diploma di ingegnere meccanico. Ora anch’egli con il suo stipendio potrà aiutare i più poveri del suo paese, l’India, ove vivono 1 miliardo e 200 mila persone.
Inno a questo magico pese è “India mon amour “, raccolta di avventure vissute in India .
Mentre ultimo lavoro di Dominique è: “ Un arcobaleno nella notte”. Libro storico che parla di personaggi come la Madre Teresa africana, Helen Lieberman, signora bianca, moglie di un avvocato molto conosciuto a Città del Capo che ha creato un’isola d’amore durante il regime dell’appartheid.
A Città del Capo si può scorgere la statua di un olandese che nel ‘600 per coltivare l’insalata per le navi olandesi diede lo start all’epopea dell’Africa, patria di Nelson Mandela. Mandela dopo 27 anni di calvario in prigione chiama tutti insieme, neri e bianchi a formare una Nazione Arcobaleno per difendere il più bel dono che è la vita!
Come conclusione Dominique consegna a tutti, compresi i sei ragazzi accalorati dalla vivezza delle sue parole un messaggio trovato in un rifugio per bambini poveri in Africa che però ha altre origini, è stato scritto da un Santa in una notte durante un monsone:
Vivi la vita.
La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è una promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.

lunedì 19 settembre 2011

R.E.M. - Everybody Hurts (Video)

T
Quando sei sicuro che ne hai avuto abbastanza di questa vita,resisti
Non lasciarti andare,tutti piangono e tutti soffrono a volte
A volte tutto è sbagliato.ora è tempo di cantare insieme
Quando il tuo giorno è notte,solo(resisti,resisti)
Se ti senti come se stessi andando via(resisti,resisti)
quando pensi di averne avuto abbastanza di questa vita,resisti
Tutti soffrono.trova consolazione nei tuoi amici
Tutti soffrono.non rovesciare la tua mano.oh no.non rovesciare la tua mano
Se senti di essere solo,no,no,no,non sei solo
Se sei solo in questa vita,I giorni e le notti sono lunghe.
Quando pensi di averne avuto abbastanza di questa vita da resistere
Beh,tutti soffrono a volte.

Tutti piangono.e tutti soffrono a volte.
E tutti soffrono a volte.allora,resisti,resisti
Resisti.resisti.resisti.resisti.resisti
(tutti soffrono,non sei solo)

A mani basse.


C'era una volta...
Ma la mia vita non parla all'imperfetto, questo passato non lo conosco più.
A volte desidero che non sia così ma, non ho il coraggio di confessarlo a nessuno, perderei la stima.
Una ferita ha una vita propria: nasce, si rimargina e a volte lascia il segno.
Il dolore causato ha un suo corso parallelo.
Ma quella sensazione che si prova quando la ferita è fresca, è unica: un misto di curiosità nel vedere come siamo fatti e come siamo vivi al nostro interno e di dolore, pungente, nuovo e insopportabile, perchè ci si aspetta che prima o poi muoia con la ferita.
Le mie no.
Mi chiedo perchè.
Ogni mattina mi sveglio, quando sono fortunato e dormo durante la notte e la prima sensazione è quella di normalità.
Ma ad un mio primo gesto ricordo il dolore che mi accompagna.
All'inizio pensavo fossi malato, qualche piccolo segno, il principio di una malattia della pelle, mi nascondevo le mani.
Finchè sono andato da un mio amico medico, "Sono sicuro", mi ha detto, "non c'è nessun sintomo di infezione o qualsiasi altra malattia".
L'ho pregato al silenzio, di non dire nulla e lui in cambio ha voluto un piccolo favore, che benedicessi la sua famiglia. Mi ha accompagnato a casa sua e mentre parlottava in cucina con sua moglie i bambini in salotto mi guardavano come fossi...io, povero, con barba non curata e non solo quello.
E' difficile curarsi nell'igiene quando si ha entrambe le mani già fasciate, non hai voglia di bagnarle ne tantomeno chiedere a qualcuno di aiutarti, che gli dico? che non posso lavarmi, perchè?
I bambini sono educati, nella norma ma gridano perchè vorrebbero entrambi lo stesso gioco.
Ho visto bambini la cui priorità è mangiare e non giocare.
Mi innervosisco, intervengo ma una fitta, improvvisa alla mano destra mi ferma. Mi blocca. Ora penso solo al dolore e ricordo. Ricordo le mie rinunce a cui non davo più peso. E capisco perchè sono qui. E' una richiesta d'aiuto, di un uomo con una vita normale, con un dolore aperto che chiede di essere capito, aiutato.

domenica 14 agosto 2011

ali d'aquila

















Eccoci qui, per prima cosa Brindisi, con il suo corso già troppo affollato, con gente profumata a festa, con negozi pieni di luce e qualche angolo buio, scoperto dal faretto di un franchising in cui mi sembra di scorgere un volto conosciuto; l'accento è quello, la lingua, sembra albanese ma.
Ma. Si dice che la vita è piena di se e di ma. Forse ci dovrebbero essere meno ma nel mondo. Ma lo sguardo è diverso, non è fiero ne tantomeno orgolioso. Non ha quella dignità che aveva nel suo paese.
Mi si stringe il cuore, sono così vicino casa, ma così lontano dall'anima.
Poi il treno, da Brindisi a Bari quasi vuoto ma, da Bari a Bisceglie no. Pieno di ragazzi e ragazze, italiani per lo più con le loro povertà.
Senza biglietto alcuni e altri con troppi biglietti in tasca tanto da non sapere quale scegliere.
Siamo tutti stanchi e tutti tristi, assenti. Accanto a noi ci sono due ragazze, sono italiane, sicuro, non perchè hanno chissà che cellulare o chissà che vestiti...ma perchè ascolto la loro lingua e la comprendo, comprendo la vuotezza dei loro discorsi.
E il mio pensiero. Il mio pensiero...vola con ali d' aquila.
Settanta miglia mi hanno detto. Mi hanno detto che da Otranto si vede l'Albania. Possibile?allora ci volo, sul mare azzurro cobalto, saluto i delfini che danzano sull'acqua e approdo a Valona.
Qualche curva e salita ma io volo, saluto il dottor Edi affacciato ad una finestra dell'ospedale ma, non mi riconosce, perchè sono aquila. Sono quasi arrivato, vedo il campo da calcio, quello da basket, vedo le sorelle ed i fratelli da in cima alla casa. Li ascolto. Parlano di noi italiani. I più grandi dicono con un po' di rancore che non torneranno, le ragazze, le più piccole invece si arrabbiano, qualche schiaffo, qualche calcio...torneranno! gridano. Le suore non si esprimono, li guardano e pensano...Vorrei prendere il pallone e giocare con loro solo per rivedere i loro sorrisi. Ma sono aquila. Allora rimango fino all'imbrunire e tutta la notte. Vedrò le stelle. Spero che stellina non mi cacci. Voglio vedere una stella cadente ed esprimere un desiderio anzi mille, anzi uno in mille.
Mirupafshim Shqiperi.

sabato 26 marzo 2011

Matisyahu - Tzama L'Chol Nafshi / Got No Water

L'anima mia ha sete di te
La mia carne anela a te
In una terra arida e stanca
Senza acqua

Così anche nel santuario
Per Hai guardato
La tua forza
E la tua gloria


lunedì 21 febbraio 2011

Da :" Mosaico dei giorni Preferisco un contratto a un trofeo 21 febbraio 2011 - Tonio Dell'Olio "

Mosaico dei giorni
Preferisco un contratto a un trofeo
21 febbraio 2011 - Tonio Dell'Olio


Gabriele Del Grande è un giornalista classe 1982. A volte la sua firma
compare su qualche quotidiano ma il suo nome è legato soprattutto al
suo blog Fortress Europe (http://fortresseurope.blogspot.com/), di
gran lunga il sito più documentato e serio in tema di immigrazione e
dintorni. Diversi libri al suo attivo, alcuni dei quali tradotti anche
in tedesco e spagnolo. Premiato con premi nazionali e internazionali.
Lo scorso 21 gennaio era stato invitato alla cerimonia del premio
giornalistico Saint Vincent (vincitori Enrico Mentana per la
televisione, Antonio Padellaro per la carta stampata, e Bruno Vespa
per “il prestigio della categoria”), Del Grande ha scelto di disertare
la cerimonia e di scrivere una bella lettera al Presidente Napolitano.
Le motivazioni sono varie e tutte condivisibili ma mi piace riportarne
almeno una parte integralmente: “Presidente, facciamo che festeggiamo
un'altra volta. Quando questo Paese sarà cambiato. Quando i migliori
tra i miei amici torneranno dall'estero dove sono emigrati. Facciamo
che festeggiamo quando alle mie amiche ai colloqui di lavoro
torneranno a guardare il curriculum anziché le tette. Facciamo che
festeggiamo quando gli editori inizieranno a pagare il lavoro per
quello che vale, in denari e non in pacche sulle spalle perché siamo
compagni”.

sabato 19 febbraio 2011

The Ghost of Tom Joad


IL FANTASMA DI TOM JOAD

Uomini a piedi lungo i binari
diretti non si sa dove, non c'è ritorno;
elicotteri della stradale che spuntano dalla collina,
minestra a scaldare sul fuoco sotto il ponte,
la fila per il ricovero che fa il giro dell'isolato:
benvenuti al nuovo ordine mondiale.
Famiglie che dormono in macchina nel Sudovest
Né casa né lavoro né sicurezza né pace.

La strada è viva stasera
ma nessuno si illude su dove va a finire
sto qui seduto alla luce del falò
e cerco il fantasma di Tom Joad.

Tira fuori un libro dal sacco a pelo
il predicatore accende un mozzicone e fa una tirata
aspettando il giorno che gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi
in uno scatolone di cartone nel sottopassaggio
ho un biglietto di sola andata per la terra promessa
hai un buco in pancia e una pistola in mano
dormi su un cuscino di sasso
ti lavi nell'acquedotto municipale.

La strada è viva stanotte
ma dove va a finire lo sappiamo tutti;
sto qui seduto alla luce del falò
e aspetto il fantasma di Tom Joad.

Diceva Tom: "Mamma, dovunque un poliziotto picchia una persona
dovunque un bambino nasce gridando per la fame
dovunque c'è una lotta contro il sangue e l'odio nell'aria
cercami e ci sarò.
Dovunque si combatte per uno spazio di dignità
per un lavoro decente, una mano d'aiuto
dovunque qualcuno lotta per essere libero
guardali negli occhi e vedrai me".

La strada è viva stasera
ma nessuno si illude su dove va a finire
sto qui seduto alla luce del falò
assieme al fantasma del vecchio Tom Joad.