"Insinuare qualche scrupolo come un sassolino nella scarpa".

"Vedete, noi siamo qui , Probabilmente allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva. Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà.Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”.

martedì 5 maggio 2009

Come Berlusconi si è appropriato grazie a Previti della villa di Arcore sfruttando una tragedia :Tratto da: "I segreti di Roma" (Corrado Augias).


(Dopo aver raccontato la tragedia di via Puccini...)
Alcune settimane dopo l’eccidio, il notaio Carlo Pantalani rese pubblico il testamento olografo
del marchese Casati Stampa, nel quale, fra l’altro, si leggeva: «Nomino mia
erede universale mia moglie Anna Fallarino che mi ha reso tutti gli anni in cui
mi è stata vicino, felicissimo, e che ho sposato in chiesa il 21 giugno 1961. A
mia figlia Annamaria, di Letizia Izzo, spetterà la legittima, con in più
l’assicurazione di 100 milioni e il quadro raffigurante la Madonna col Bambino». I parenti di Anna impugnano il documento assumendo che, se la sera del 30 agosto la loro congiunta fosse morta anche un solo secondo dopo il marito, l'eredità dei Casati Stampa toccherebbe a
loro. Li assiste in questa delicata vicenda un certo avvocato Cesare
Previti, nato a Reggio Calabria nel 1934, simpatizzante neofascista come suo
padre Umberto, commercialista, buon amico della sorella di Anna. Le perizie
medico-legali stabiliscono, però, che i colpi hanno ucciso la marchesa
all'istante, che il suicida Camillo quindi è morto dopo, e che per conseguenza
l’erede è la figlia di primo letto Annamaria, nata a Roma il 22 maggio 1951. il
Tribunale dei minori affida la ragazza a un tutore fino al compimento della
maggiore età. A quel punto l’avvocato Previti, benche rappresenti gli interessi
dei Fallarino, contatta la giovane Annamaria offrendole la propria assistenza.
Sconvolta dalla tragedia, lei accetta. Emilia Izzo, sua zia materna e unica
congiunta vivente, chiede al Tribunale di Roma di essere nominata tutrice della
nipote minorenne. Davanti al magistrato, perrò, Annamaria dichiara di non voler
essere affidata alla zia bensì al senatore Giorgio Bergamasco (nato a Milano
nel 1904 e appartenente al partito liberale). Il pretore di Milano Antonio De
Falco l'asseconda, trascurando l’articolo del Codice civile che prevede la
nomina del tutore, preferibilmente, «fra gli ascendenti o fra gli altri prossimi
parenti o affini del minore». Il ruolo di protutore, cioè di avvocato della
minore e suo rappresentante in caso di conflitto d'interessi con il tutore
stesso, è esercitato dall'avvocato Previti.
L'ereditiera, scossa dalla perdita del padre (e in quelle circostanze),
frastornata dalle incombenze legali e dall'assedio dei media, lascia l’Italia.
Vivrà stabilmente a Brasilia dopo aver sposato Pier Dona Dalle Rose. Passano i
mesi, la marchesina, divenuta maggiorenne, si emancipa dal tutore. Bergamasco,
ora ministro nel gabinetto Andreotti, è nominato suo procuratore generale
«rimossa ogni limitazione di mandato», vale a dire con amplissimi poteri; l'ex
protutore Previti resta suo avvocato. Pressata da tasse arretrate e scadenze di
imposte di successione, nell'autunno del 1973 Annamaria incarica l’avvocato di
vendere la villa di Arcore e relativo parco, con espressa esclusione di arredi,
pinacoteca, biblioteca, e delle circostanti proprietà terriere. Nella primavera
del 1974 l’avvocato Previti le telefona a Brasilia, annunciandole trionfante di
avere concluso «un vero affare». Ha venduto la villa di Arcore al completo,
compresi cioè quadri (tele del Quattrocento e del Cinquecento oltre a un
magnifico ritratto di Anna Fallarino, opera di Pietro Annigoni, giudicato dai
critici opera notevolissima), biblioteca (10 mila volumi antichi), arredi, un
parco immenso, per 500 milioni di lire. Dal Brasile Annamaria non si rende conto
che la cifra tanto sbandierata corrisponde a quella di un buon appartamento nel
centro di Milano.
Pochi giorni dopo, il costruttore edile Silvio Berlusconi (e lui l'acquirente)
s'insedia nella sontuosa villa. Non versa subito i 500 milioni pattuiti. Pagherà
in comode e lunghissime rate annuali coincidenti con le scadenze fiscali di
Annamaria Casati, nonchè con le numerose pendenze verso l’erario del suo defunto
padre Camillo. Di anno in anno, e fino al 1980, la proprietà di Arcore, di cui
l'intraprendente «palazzinaro» ha preso possesso nel 1974, resterà intestata ad Annamaria Casati, che continuerà quindi a pagare anche la tassa di proprietà.
Nell'atto di vendita, sottoscritto il 2 ottobre 1980, la villa è descritta in questi termini: «Casa di abitazione con circostanti fabbricati rurali e terreni a varia destinazione».
Poco tempo dopo la «casa di abitazione» pagata 500 milioni a rate, sarà ritenuta dalla
Cariplo garanzia sufficiente per un finanziamento di 7 miliardi e 300 milioni di
lire.

lunedì 4 maggio 2009

Leoni Per Agnelli.

Ragazzi per chi non l'ha visto, questo è "Leoni Per Agnelli"...Studiare serve per non farsi infinocchiare, per non fare del facile disfattismo scappando dallo sforzo a cui si è chiamati e per prendere coscienza di ciò che ci circonda...Consiglio la visione del film...