"Insinuare qualche scrupolo come un sassolino nella scarpa".

"Vedete, noi siamo qui , Probabilmente allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva. Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà.Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”.

mercoledì 31 dicembre 2008

Buon 2009






















Considero valore ogni forma di vita,

la neve, la fragola, la mosca.

Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finchè dura il pasto,

un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e’ risparmiato,

due vecchi che si amano.

Considero valore quello che domani non varra’ piu’ niente,

e quello che oggi vale ancora poco.

Considero valore tutte le ferite.

Considero valore risparmiare acqua,

riparare un paio di scarpe,

tacere in tempo,

accorrere a un grido,

chiedere permesso prima di sedersi,

provare gratitudine senza ricordarsi di che.

Considero valore sapere in una stanza dov’e’ il nord,

qual’e’ il nome del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo,

la clausura della monaca,

la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

Considero valore l’uso del verbo amare

e l’ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.




Erri de Luca, Opera sull’acqua e altre poesie




Riflettiamo su chi non ha l'opportunità di acorgersi che incomincia un anno nuovo...






















giovedì 18 dicembre 2008

Buon Natale...



















Ragazzi approfitto di questa occasione per farvi i miei auguri di un sereno e riflessivo Natale...non credo che ilblog sarà aggiornato per tutte le vacanze ( non ho più internet fino a gennaio :-)).
Riporto un testo forse troppo speculato ma che ogni volta che leggo ne riscopro la sua attualità ed efficacia...ciao a tutti e Buon natale!




AUGURI SCOMODI



Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.

Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.

Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali

e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.

I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.

Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.
Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.

I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”, e scrutano l’aurora,

vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.

E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.

Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.



Tonino Bello


martedì 16 dicembre 2008

Da www.peacelink.it/mosaico

Mosaico dei giorni

Una tassa per la chiesa

16 dicembre 2008

Tonio Dell'Olio

È vero che forse si perderebbe un po' della poesia del Natale ma se
soltanto per quest'anno alla messa della notte in tutte le chiese
invece che leggere il racconto della nascita di Gesù Bambino si
proclamasse il vangelo della cacciata dei mercanti dal tempio, forse
almeno i credenti avrebbero modo di riflettere meglio o di più sul
senso profondo della propria fede e sulla loro presenza nel mondo. Mai
come in quel racconto Gesù si mostra quanto meno contrariato e
pronuncia parole di fuoco.Nel linguaggio biblico il tempio è il mondo
che poi è la vera casa di Dio. I mercanti sono coloro che usano
persino la fede per il proprio tornaconto. Sono quelli che stanno nel
mondo pensando che i propri simili siano dei portafogli, dei clienti,
delle opportunità di crescita del patrimonio e non dei fratelli e
delle sorelle. Oggi i credenti hanno smarrito il coraggio e la forza
di scacciare i mercanti dal tempio ed è avvenuto così che il Natale è
annunciato dalla prima pubblicità di panettoni, la nostra crisi
economica diventa più importante della fame nel mondo e che persino
Cosa nostra, stando alle intercettazioni telefoniche, chiedendo il
pizzo in quel di Trapani diceva: "Dovete pagare la tassa per la
chiesa".Il mondo sognato da Dio è molto diverso da quello che abbiamo
costruito noi.

giovedì 27 novembre 2008

Scrivo a voi giovani


Ricordo i miei anni al ginnasio: un mare di dubbi.Dubitavo persino della mia capacità di affrontare la vita. Che età difficile! Hai paura di non essere accettato dagli altri, dubiti del tuo charme, della tua capacità d'impatto con gli altri e non ti fai avanti. E poi problemi di crescita, problemi di cuore...Ma voi non abbiate paura, non preoccupatevi! Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete...cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri. Vivete la vita che state vivendo con una forte passione. non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici, invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. Appassionatevi alla vita perchè è dolcissima. Mordete la vita! Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze con quelli affidi malinconici ai diari. Non coltivate pensieri di afflizione, di chiusura, di precauzioni. Mandate indietro le tentazioni di sentirvi incompresi. Non chiudetevi in voi stessi,ma sprizzate di gioia da tutti i pori. Bruciate...perchè quando sarete grandi potete scaldarvi ai carboni divampanti nella vostra giovinezza. Incendiate...non immallinconitevi. Perchè se voi non avete fiducia gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi. Coltivate le amicizie, incontrate la gente. voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano. coltivate gli interessi della pace, della solidarità, della salvaguardia dell'ambiente. Il mondo ha bisogno di voi per cambiare, per ribaltere la logica corrente che è logica di violenza, di guerra, di dominio, di sopraffazione (prepotenza). Il mondo Ha bisogno di voi giovani critici. Vedete! Gesù cristo ha disarmato per sempre gli eserciti quando ha detto :"Rimetti la spada nel fodero, perchè chi di spada ferisce di spada perisce". Ma noi cristiani non siamo stati capaci di fare entrare nelle coscienze questo insegnamento di Gesù. Diventate voi la coscienza critica del mondo. diventate sovversivi. Non fidatevi dei cristiani "autentici" che non incidono la crosta della civiltà. Fidatevi dei cristiani "autentici sovversivi" come San Francesco d'Assisi che ai soldati schierati per le crociate sconsigliava di partite. Il cristiano autentico è sempre un sovversivo; uno che va contro corrente non per posa ma perchè sa che il vangelo non è omologabile alla mentalità corrente. E verranno i tempi in ci saranno più ne spade e nè lance, nè tornado nè aviogetti, nè missili e nè missili-antimissili. Verranno quei tempi. E non saremo più allucinati da questi spettacoli di morte! Non so se li ricordate; se li avete letti in qualche vostra antologia quei versi di Neruda in cui egli si chiede cosa sia la vita. Tunnel oscuro...dice...tra due vaghe chiarità o nastro d'argento su due abissi d'oscurità? Quando ero parroco li citai durante una messa con i giovani. Poi chiesi: perchè la vita non può essere un nastro d'argento tra due vaghe chiarità, tra due splendori? non potrebbe essere così la nostra vita? Vi auguro davvero che voi possiate interpretarla in questo modo bellissimo.

Don Tonino.

martedì 28 ottobre 2008

Il mondo salvato dai ragazzini



Prof. Luigi Piccioni - Dipartimento di Università e Statistica, Università della Calabria -
L’altroieri scopro che Adriano Prosperi, illustre docente di storia moderna a Pisa, firma abbastanza abituale di “Repubblica” e persona abbastanza per bene rispetto alla media dei colleghi ha pubblicato sul quotidiano un lungo articolo dal titolo inusuale “Cosa dare agli studenti”. Siccome i giovani e gli studenti sono sempre l’ultimo dei pensieri dei docenti accademici la cosa mi incuriosisce e leggo l’articolo. Ne rimango piuttosto frastornato e per ventiquattro ore non riesco a darmi ragione di questo mio spiazzamento.
Prosperi dice in sostanza: una società senza un sistema di formazione pubblico va alla deriva. Questi stanno cercando di affondare in tutti i modi e per sempre la formazione pubblica in Italia. Genitori, docenti e studenti finalmente se ne accorgono e cominciano a far sentire la loro voce. Bene. Gli studenti sono in piazza e speriamo che ci restino. Ma gli altri? E, soprattutto: i docenti universitari? Beh, continua Prosperi, guardiamo a un libro recente che fa impressione, quello di Perotti sull’università italiana. Ha denunciato con numeri, nomi e cognomi come all’università si assumano solo i parenti e i portaborse, del tutto a prescindere dalle loro capacità. E non succede nulla: nessuno si offende, nessuno protesta, nessuno prende provvedimenti, niente di niente. Sconvolgente. Oggi, conclude Prosperi, questi ragazzi e queste ragazze al contrario del ‘68 cercano di coinvolgere i docenti, di ottenere la loro approvazione e il loro consenso. Sarebbe assolutamente salutare invece che si tenessero il più lontano possibile da costoro, indistintamente autori o quantomeno complici del fallimento generalizzato dell’università italiana e della sua corruzione.
L’articolo di Prosperi mi spiazza perché mescola alcune cose sacrosante e altre ambigue, ma soprattutto perché non ne capisco bene la logica: che sta dicendo, che vuol dire, tanto più che viene da un accademico e certo non di primo pelo?
Mi sembra ingenuo, ad esempio, quando si stupisce perché il libro di Perotti non susciti scandalo né reazioni né provvedimenti. Esso dentro l’università non suscita né scandalo né alcuna reazione apprezzabile
perché dice l’ovvio, ciò che tutti sanno benissimo perché è pane quotidiano e ragione di vita indistintamente di tutti, vittime e carnefici. Fuori non suscita scandalo perché gli accademici da un lato permeano le istituzioni, a partire dal parlamento, e sono in questo senso degli intoccabili, e dall’altro in quanto accademici non pesano più di tanto sulla vita politica e culturale del paese, non sono ingombranti né invasivi. Come ci spiegò Bourdieu ormai quaranta anni fa sono una “frazione dominata della classe dominante”: utile, pervasiva, ma che conta relativamente poco. E il grande pubblico gli universitari non li vede, non sa bene di cosa si tratti, a che servano; è difficile oltretutto immaginare per loro un qualche provvedimento draconiano “alla leghista” o “alla brunetta” che non serva a niente ma che però stimoli adeguatamente i succhi gastrici e l’immaginario neandertaliano dei più forcaioli. L’università italiana si involtola nella propria mediocrità intellettuale e morale grazie tanto a questa invisibilità pubblica quanto alla sua granitica collusione interna. Sono io che non capisco, a questo punto, come faccia uno bravo come Prosperi a non vedere tutto ciò. E penso allora che non lo dichiari apertamente solo per un residuo di carità di patria.
Ma il punto che mi spiazza di più è l’ultimo, questo dire ai ragazzi e alle ragazze in lotta: “non vi fidate di noi, non ci cercate”. Non capisco bene, mi sfugge la logica di tutto questo. Senza docenti la lotta non può riuscire; del disagio tra i docenti c’è. E allora?
Poi ieri capisco.
Vado all’assemblea di facoltà. Tanti studenti, tante studentesse. Diversissimi da quelli della Pantera. Entusiasti e perplessi. Gravati dal fardello della responsabilità e alla ricerca di una determinazione che sentono necessaria. Tanto consapevolmente - e con sensi di colpa e di frustrazione - “piccoli” quanto noi ci atteggiavamo ad essere “grandi”. Alla ricerca, effettivamente, di un nostro consenso e di un nostro aiuto. Nuovi, commoventi. Intervengono diversi docenti, anche anziani, esperti. Anche responsabili non da poco dello sfascio attuale. E’ curioso: non tentano di dare la linea, anche se forse qualche consiglio servirebbe. Non solo sono molto rispettosi e niente affatto paternalisti: chiedono, neanche tanto implicitamente, ai ragazzi di non impaurirsi di radicalizzare la lotta. Penso all’intervento che vorrei fare e tutto mi si chiarisce: ai ragazzi e alle ragazze stiamo chiedendo - noi minoranza di persone per bene e pensose del futuro della
formazione pubblica e delle sorti del paese - di tirarci la volata, di essere talmente tanti, determinati ed efficaci da consentirci di andare nei consigli di corso di laurea, di dipartimento, di facoltà a chiedere il blocco della didattica (che magari la stessa maggioranza dei docenti in cuor suo neanche vedrebbe di cattivo occhio) senza essere guardati come dei poveri scemi, patetici e poco “per bene”. Bambini - insomma - che insistono a mettersi sconsideratamente le dita nel naso nonostante abbiano raggiunto da tempo gli “anta”. Perché è questo appunto un altro frutto avvelenato della corruzione morale universitaria: chi si batte
per i propri diritti in modo trasparente e pubblico è considerato un minus habens, uno di cui vergognarsi, e non un cittadino esemplare come sarebbe d’uopo. Esattamente ciò che è successo tre anni fa nella flebile
battaglia contro la Moratti.
Quel che stiamo dicendo a questi poveri ragazzi e a queste povere ragazze è insomma: radicalizzate la lotta, vi seguiamo, perché noi da soli non possiamo nulla. Non siamo più capaci di nulla. E penso che a questo punto dovremmo riuscire a dirlo loro in modo chiaro: a loro e - ma questo è molto più difficile - a noi stessi.
Grazie dell'e-mail Santa.

giovedì 9 ottobre 2008

Poesia...e immaginazione.

NARRARE PER VIVERE.



“Capita sempre più di rado di incontrare persone che sappiano raccontare qualcosa come si deve: e l’imbarazzo si diffonde sempre più spesso quando, in una compagnia, c’è chi esprime il desiderio di sentir raccontare una storia. È come se fossimo privati di una facoltà che sembrava inalienabile, la più certa e sicura di tutte: la capacità di scambiare esperienze”. La verità delle parole che Walter Benjamin scrisse molti anni or sono è oggi ancor più drammatica: i mezzi tecnologici di comunicazione (TV, DVD, Internet…), con la loro magica forza di attrazione e seduzione, con il senso di potenza che dispiegano, si sono frapposti fra noi e gli altri, fra anziani e giovani, tra padri e figli, e ci hanno espropriato della magia semplice e pura della narrazione, quella magia espressa in modo commovente da Rubem Alves: “Io sono un narratore di storie. Ho scoperto di esserlo narrando storie per la mia bimbetta. Le storie si formano allo stesso modo in cui si forma una perla dentro all’ostrica. Ostriche felici non fanno perle. Occorre che un granello di sabbia entri nell’ostrica e raggiunga la sua carne molle. Il granello di sabbia rende l’ostrica infelice. Per liberarsi dal dolore provocato dal granello di sabbia, l’ostrica avvolge pazientemente l’aspro granello di una sostanza liscia, senza punte e rotonda: la perla. Le storie nascono allo stesso modo. Mia figlia è nata con il viso difettoso. E io le raccontavo storie per cambiare tale dolore in bellezza. Ma per far questo era necessario che io possedessi il potere dei maghi. Sì, le storie sono riti magici…”. Parola magica quant’altre mai è abracadabra. Essa è una corruzione dell’espressione ebraica abarà wedebarà che significa: “mentre parlo creo”. Narrare è opera di creazione. Dio ha creato il mondo con la parola. Potremmo dire: in principio era il racconto. Biblicamente, Dio è un narratore, prima che “l’essere perfettissimo, creatore e signore del cielo e della terra”. In effetti, la forma biblica della fede è la narrazione, non l’espressione dogmatica, astratta e filosofica, per quanto nobile. Gesù è il non-teologo: egli narra Dio con parabole, cioè narrando storie di pescatori e massaie, di contadini e di re partiti per un lungo viaggio. La narrazione non impone, ma offre; impegna il narratore che diviene un testimone vivente di ciò che narra; rende partecipi gli ascoltatori e li prende per mano per far vivere anche a loro la sua storia; crea ordine nel disordine della nostre vite; ci aiuta a umanizzarci e ad assumere la nostra vita. Le storie insegnano che le nostre vite possono avere una trama e un senso.

Luciano Manicardi, monaco di Bose.

Tratto da Kefas n°20 luglio - agosto


giovedì 2 ottobre 2008

Coincidenze, ovvero le gioie dei poveri .


Quella notte ero salito su di un vagone di seconda classe.
Con i pochi viaggiatori che imbarcava e con i tanti scompartimenti vuoti a disposizione, quel treno per Roma era molto comodo per me, soprattutto quando, non avendo avuto tempo per prepararmi di giorno, ero costretto a studiare di notte.
Quella volta, poi, ero particolarmente preoccupato. La mattina seguente avrei dovuto tenere la relazione di fondo in un convegno importante, e contavo proprio su quelle otto ore di viaggio per organizzare il mio discorso.
Mi ero già sistemato in uno scompartimento vuoto e avevo appena tirato le tendine, dopo aver sparpagliato sui sedili libri e riviste, quando sentii scorrere il portello, ed un signore sulla trentina mi chiese con un sorriso: "Scusi, lei non è il Vescovo di Molfetta?".
Non feci in tempo ad accennargli di si, che replicò soddisfatto: "Che bella fortuna! Ora vengo qui da lei e cosi, chiacchierando, la notte passerà in un baleno". Pensavo che la freddezza con cui mostrai di accogliere la sua proposta lo avrebbe scoraggiato. Ma quello, nonostante il fastidio che mi si leggeva chiarissimo in faccia, dopo qualche minuto fece irruzione nel mio rifugio con due pesanti valigie, e io fui costretto a ritirare gli appunti sparsi qua e la sui sedili di velluto, in attesa, speravo, che il mio importuno interlocutore si potesse addormentare. Attacco subito il discorso, dopo essersi seduto difronte a me. Parlava a ruota libera e, benché, io gli replicassi con monosillabi amari, dilagava come un fiume in piena.
Mi disse che era un marittimo, e che andava a raggiungere la sua nave ancorata a Livorno. Era scappato a casa per due giorni, poiché la più grande delle sue bambine aveva fatto la prima comunione. Mi fece vedere le foto di famiglia, mi spiava l'espressione del viso, e pretese il mio giudizio perfino sulla bellezza di sua moglie. Mi confidò che le voleva un bene da morire, che quando poteva le telefonava ogni sera, anche dall'Australia, e che, nonostante le mille seduzioni di tutte le città portuali del mondo, non l'aveva mai tradita. Chiusi i libri e mi misi ad ascoltarlo: cominciava ad interessarmi. Non aveva certo un'aria bigotta. Parlava con incredibile naturalezza di donne, di attrici, di moda, di calcio, di politica, di musica rock… passando da un argomento all'altro senza forzature con una straordinaria carica di simpatia. Crepitavano nelle sue parole sarmenti di antichi focolari. Mi disse che amava la vita. Che l'unico rimpianto era quello di aver scelto un mestiere cosi triste che lo teneva otto mesi su dodici lontano dalla famiglia. Ma che doveva ancora continuare per qualche anno, se il Signore gli dava salute, perché si era comprato un appartamento delle case popolari e doveva finire di pagarlo. Che anzi aveva intenzione di acquistare un campicello per camparsi la vita. Che lui non ci teneva ad arricchirsi dopo che aveva visto la miseria dell'Africa sui cui porti sbarcava spesso con la nave. E che la ricchezza più grande è la salute. E che non c'è nessuna cosa al mondo che possa darti tanta gioia quanto l'amore della tua donna, la buona riuscita dei figli, e una partita a carte in casa con gli amici nelle sere d'inverno. Il treno cadenzava i ritmi del mio interlocutore, e io mi andavo chiedendo se il soprassalto di tenerezza che provavo nell'ascoltarlo derivava dal ridestarsi di archetipi sepolti ormai nella mia coscienza, oppure dalla sorpresa di trovarmi difronte ad un rarissimo esemplare scampato al cataclisma dei consumi, oppure alla constatazione che nel mondo c'è ancora una economia sommersa di bontà più estesa di quel che pensi.
Vibrava nelle sue espressioni la gioia di vivere. Ogni frase grondava di allusioni a ineffabili letizie di povera gente: l'attesa di sagre paesane straripanti d'incontri, l'incanto di vigilie natalizie popolate di parentele, la fitta trama di rapporti umani profumati di solidarietà. Parlando dei suoi sacrifici, faceva spesso dell'auto ironia scoppiando a ridere, e gli occhi gli brillavano, di commozione o di fierezza, quando raccontava della premura giornaliera con cui sua moglie assisteva una anziana vicina di casa. Ero letteralmente assorto nell'ascolto di quel compagno di viaggio, che mi aiutava a scoprire, nei sotterranei del mio essere, piccole gioie antiche che avevo rimosso da tempo: sapori verginali di intimità casalinghe, misteri di brividi nuziali che ti legano alle cose, freschezza di abbandoni all'ala fragile dell'amicizia. Mi andavo chiedendo quale fosse il segreto di quell'esistenza umanamente così armonica, quando, all'improvviso, mi rivelò: "Io leggo ogni giorno il Vangelo! Lo faccio sempre ogniqualvolta, durante la navigazione, ho un momento di libertà". Non dovetti mostrare di prendere sul serio la sua dichiarazione perché aggiunse: "Vedo che non crede molto a ciò che le ho detto". E si alzò a prendere una valigia che depose pesantemente sulla poltrona. La spalancò ed in cima alla biancheria, fermato dalla cinghietta, scorsi "Il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo". Me lo porse e io, invece che alla prima, lo sfogliai per caso all'ultima pagina, su cui, scritte in matita, lessi queste annotazioni: "Finito di leggere la prima volta il 3 Ottobre 1980 presso lo stretto di Gibilterra… finito di leggere la seconda volta nella baia di Sidney… finito di leggere la quinta volta…". Chi sa per quale suggestione, mi vennero in mente le parole della Gaudium et Spes: Le gioie degli uomini d'oggi…dei poveri soprattutto, e di coloro che soffrono… sono le gioie dei discepoli di Cristo. Il Vangelo mi rimase chiuso su quell'ultima pagina. Ma dovetti richiuderlo subito: ero giunto a Roma. Anzi, molto più in la di Roma. Ero giunto in quell'arcana stazione dello spirito, dove il treno delle gioie dei poveri e il treno delle gioie dei discepoli di Gesù facevano coincidenza. O meglio coincidevano. Formando lo stesso convoglio verso l'unica direzione del Regno.
P.S. la conferenza andò benissimo. Non mi ero mai preparato così!
don Tonino Bello
(tratto da "Scrivo a voi… lettere di un Vescovo ai catechisti ", pagg 82-84)

martedì 16 settembre 2008

Ragazzi...

Ragazzi qui da Bari è un po' complicato connettersi ad internet, spero che entro ottobre o nei primi giorni di ottobre cambi qualcosa...nel frattempo spero di vedervi tutti sabato pomeriggio per il meeting...Qui vi metto il link....

mercoledì 18 giugno 2008

Comunque...


Comunque a parte la tristezza di alcuni commenti l blog non è più aggiornato e non so per quanto tempo lo sarà dato la scarsa consultazione dei ragazzi e la mia impossibilità a gestirlo, infatti mi sono trasferito...Adieu e forza azzurri!

venerdì 23 maggio 2008

La Parabola Dei Talenti - Matteo 25,14 - 30

4 Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 16 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 17 Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18 Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19 Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 21 Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22 Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23 Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 24 Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25 per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. 26 Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 28 Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29 Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 30 E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

sabato 10 maggio 2008

Le Lacrime


Grandi bolle sgonfie, meduse traslucide, alcune ovali,altre oblunghe, talune di forma irregolare, come un frutto flaccido e malformato. Al tatto non erano viscide,nè molli,ma possedevano la consistenza della pelle di un animale, un delfino ada esempio, mentre alcuni avvertivano il calore di un tessuto morbido. In realtà potevano consistere di materia diversa a seconda di chi le avvicinava. Anche se sembravano guaste, morte, non emanavano cattivo odore. Erano di colori tenui e incerti, dal giallo chiaro all'azzurro perlaceo. Ma quello che colpì i primi scopritori fu che all'interno della materia opalina, lattescente, di alcune di esse sembrava apparire, a tratti l'ombra di un volto, o l'istantanea di una scena, e qualche volta dall'interno esalava un lieve suono, una voce remota. Non erano forme di vita, non avevano organi nè metabolismo, erano inerti, formate da materie terrestri, silicio, carbonio, sali, anidride carbonica, mucine e lipidi, anche se combinati in modo assai strano, nè minerale nè vegetale, qualcuno disse primordiale, senza saper spiegare di più. Ma studiarle a fondo non era facile: se si cercava di penetrarne le pareti svanivano quasi senza lasciare traccia, riducendosi ad una goccia che evapora in pochi istanti. Alcune si dissolsero sotto gli occhi degli scienziati, quasi non sopportassero neppure uno sguardo indagatore. E svanendo esalavano nell'aria rumori simili a voci umane, e sprigionavano riflessi e colori, sghegge di aurora boreale. Non erano urticanti, nè velenose, nè tossiche. Per gli intellettuali erano materiale poetico scadente, anzi meraviglioso, anzi indicibile. Molti, quando vi si avvicinavano, erano colti da una sottile malinconia. Non paura, nè angoscia, ma l'indefinibile sensazione di ritrovare qualcosa di conosciuto. Una confusa nostalgia. Si temeva il mistero della loro fragilità o qualche oscuro contagio?
Sogni trascurati, mai coltivati con cura, mai seguiti con passione. Sogni perduti senza combattere, sogni buttati via.

mercoledì 30 aprile 2008

Eroe (Storia Di Luigi Delle Bicocche)

Eroe (Storia Di Luigi Delle Bicocche)



“Questa che vado a raccontarvi è la vera storia di Luigi delle Bicocche,
eroe contemporaneo a cui noi tutti dobbiamo la nostra libertà”

Piacere, Luigi delle Bicocche
Sotto il sole faccio il muratore e mi spacco le nocche.
Da giovane il mio mito era l’attore Dennis Hopper
Che in Easy Rider girava il mondo a bordo di un chopper
Invece io passo la notte in un bar karaoke,
se vuoi mi trovi lì, tentato dal videopoker
ma il conto langue e quella macchina vuole il mio sangue
..un soggetto perfetto per Bram Stroker
Tu che ne sai della vita degli operai
Io stringo sulle spese e goodbye macellai
Non ho salvadanai, da sceicco del Dubai
E mi verrebbe da devolvere l’otto per mille a SNAI
Io sono pane per gli usurai ma li respingo
Non faccio l’ Al Pacino, non mi faccio di pacinko
Non gratto, non vinco, non trinco/ nelle sale bingo/
Man mano mi convinco/ che io

sono un eroe, perché lotto tutte le ore. Sono un eroe perché combatto per la pensione
Sono un eroe perché proteggo i miei cari dalle mani dei sicari dei cravattari
Sono un eroe perché sopravvivo al mestiere. Sono un eroe straordinario tutte le sere
Sono un eroe e te lo faccio vedere. Ti mostrerò cosa so fare col mio super potere

Stipendio dimezzato o vengo licenziato
A qualunque età io sono già fuori mercato
…fossi un ex SS novantatreenne lavorerei nello studio del mio avvocato
invece torno a casa distrutto la sera, bocca impastata
come calcestruzzo in una betoniera
io sono al verde vado in bianco ed il mio conto è in rosso
quindi posso rimanere fedele alla mia bandiera
su, vai, a vedere nella galera, quanti precari, sono passati a malaffari
quando t’affami, ti fai, nemici vari, se non ti chiami Savoia, scorda i domiciliari
finisci nelle mani di strozzini, ti cibi, di ciò che trovi se ti ostini a frugare cestini
..ne’ l’Uomo ragno ne’ Rocky, ne’ Rambo ne affini
farebbero ciò che faccio per i miei bambini, io sono un eroe.

Per far denaro ci sono più modi, potrei darmi alle frodi
E fottermi i soldi dei morti come un banchiere a Lodi
C’è chi ha mollato il conservatorio per Montecitorio
Lì i pianisti sono più pagati di Adrien Brody
Io vado avanti e mi si offusca la mente
Sto per impazzire come dentro un call center
Vivo nella camera 237 ma non farò la mia famiglia a fette perché sono un eroe.

(Le Dimensioni DelMio Caos- 2008)

domenica 13 aprile 2008

Si va al bowling?


Miriam e Stefania fanno incavolare il toro che poi se la prende con Nico...


Ciao ragazzi, bella serata...

venerdì 11 aprile 2008

F. Battiato - E ti vengo a cercare


E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.
Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.
E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici.
Questo secolo oramai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.
Emanciparmi dall'incubo delle passioni
cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un'immagine divina
di questa realtà.
E ti vengo a cercare
perché sto bene con te
perché ho bisogno della tua presenza

giovedì 10 aprile 2008

Meraviglioso - Domenico Modugno


E' vero
credetemi è accaduto
di notte su di un ponte
guardando l'acqua scura
con la dannata voglia
di fare un tuffo giù uh
D'un tratto
qualcuno alle mie spalle
forse un angelo
vestito da passante
mi portò via dicendomi
Così ih:
Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso
Meraviglioso
perfino il tuo dolore
potrà guarire poi
meraviglioso
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l'amore
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso
La luce di un mattino
l'abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso
meraviglioso...
ah!...
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l'amore
meraviglioso
(vocalizzato)
La notte era finita
e ti sentivo ancora
Sapore della vita
Meraviglioso.


Per vedere il video di questa canzone cliccate qui.





P.S.: Auguri Miriam, buon compleanno!

sabato 5 aprile 2008

FINALMENTE!


Ringrazio tutti i ragazzi per la disponibilità che hanno dimostrato nel compilare la verifica.
Grazie ad un'attenta analisi delle risposte abbiamo passato un bel momento ieri sera dove FINALMENTE molti di voi si sono esposti.
Io ed Anto siamo molto contenti che vi siate espressi e le vostre critiche ci sono "servite come il pane", hano avuto la funzione di corburente per la nostra voglia di fare bene!!
spero non si fermi tutto a venerdì e voi troviate la forza di criticarci e di criticarvi ogni giorno perchè questa è la via del confronto che è fondamentale per la nascita di amicizie basate sulla lealtà!
Ciao belli!

venerdì 28 marzo 2008

NOTTE OSCURA - STROFE DELL'ANIMA

1. In una notte oscura,

con ansie, dal mio amor tutta infiammata,

oh, sorte fortunata!,

uscii, né fui notata,

stando la mia casa al sonno abbandonata.

2. Al buio e più sicura,

per la segreta scala, travestita,

oh, sorte fortunata!,

al buio e ben celata,

stando la mia casa al sonno abbandonata.

3. Nella gioiosa notte,

in segreto, senza esser veduta,

senza veder cosa,

né altra luce o guida avea

fuor quella che in cuor mi ardea.

4. E questa mi guidava,

più sicura del sole a mezzogiorno,

là dove mi aspettava

chi ben io conoscea,

in un luogo ove nessuno si vedea.

5. Notte che mi guidasti,

oh, notte più dell’alba compiacente!

Oh, notte che riunisti

l’Amato con l’amata,

amata nell’Amato trasformata!

6. Sul mio petto fiorito,

che intatto sol per lui tenea serbato,

là si posò addormentato

ed io lo accarezzavo,

e la chioma dei cedri ei ventilava.

7. La brezza d’alte cime,

allor che i suoi capelli discioglievo,

con la sua mano leggera

il collo mio feriva

e tutti i sensi mie in estasi rapiva.

8. Là giacqui, mi dimenticai,

il volto sull’Amato reclinai,

tutto finì e posai,

lasciando ogni pensier

tra i gigli perdersi obliato.



Giovanni Della Croce.



P.S: il soggetto della poesia è l'anima che s'incammina per arrivare ad una perfetta unione d'amore con Dio...

domenica 16 marzo 2008

La domenica delle palme...


Matteo 26

1 Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli: 2 «Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso».
3 Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, 4 e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire. 5 Ma dicevano: «Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo».
6 Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, 7 gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa. 8 I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: «Perché questo spreco? 9 Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!». 10 Ma Gesù, accortosene, disse loro: «Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me. 11 I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete. 12 Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura. 13 In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei».
14 Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti 15 e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. 16 Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
17 Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». 18 Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». 19 I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
20 Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. 21 Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». 22 Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23 Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. 24 Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». 25 Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».
26 Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». 27 Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28 perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. 29 Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».
30 E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 31 Allora Gesù disse loro: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:
Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge
,
32 ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». 33 E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». 34 Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». 35 E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.
36 Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». 37 E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38 Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». 39 E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 40 Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? 41 Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42 E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». 43 E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. 44 E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45 Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. 46 Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».
47 Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48 Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». 49 E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. 50 E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51 Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52 Allora Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. 53 Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? 54 Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». 55 In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. 56 Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.
57 Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani. 58 Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59 I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; 60 ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni. 61 Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni». 62 Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 63 Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio». 64 «Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:
d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo
».
65 Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; 66 che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». 67 Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, 68 dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?».
69 Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». 70 Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire». 71 Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». 72 Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell'uomo». 73 Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!». 74 Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo!». E subito un gallo cantò. 75 E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E uscito all'aperto, pianse amaramente.

Matteo 27

1 Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. 2 Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.
3 Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani 4 dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!». 5 Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. 6 Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: «Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue». 7 E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. 8 Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi. 9 Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, 10 e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.
11 Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose «Tu lo dici». 12 E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. 13 Allora Pilato gli disse: «Non senti quante cose attestano contro di te?». 14 Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.
15 Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. 16 Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. 17 Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?». 18 Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
19 Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua». 20 Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. 21 Allora il governatore domandò: «Chi dei due volete che vi rilasci?». Quelli risposero: «Barabba!». 22 Disse loro Pilato: «Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?». Tutti gli risposero: «Sia crocifisso!». 23 Ed egli aggiunse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora urlarono: «Sia crocifisso!».
24 Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: «Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!». 25 E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli». 26 Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.
27 Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. 28 Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto 29 e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». 30 E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. 31 Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.
32 Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. 33 Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, 34 gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. 35 Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. 36 E sedutisi, gli facevano la guardia. 37 Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: «Questi è Gesù, il re dei Giudei».
38 Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
39 E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: 40 «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». 41 Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: 42 «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. 43 Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!». 44 Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo. 45 Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. 46 Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 47 Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». 48 E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. 49 Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». 50 E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
51 Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, 52 i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. 53 E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54 Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
55 C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. 56 Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
57 Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. 58 Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. 59 Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo 60 e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. 61 Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.
62 Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: 63 «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. 64 Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». 65 Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». 66 Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.


venerdì 7 marzo 2008

La Pesca - Francesco Tricarico

Se mangi una pesca e poi levi la parola pesca
Quello che rimane è meraviglia
Quello che rimane è una scoperta
E così se ti do un bacio e poi levo la parola bacio
Quello che rimane è meraviglia
Come prendere il sole su una spiaggia bianca
Quante parole bisogna stare attenti alle parole
Che possono essere pericolose
Che possono chiuderti il cervello
Portarti via là dove fa freddo
Anche se oggi è giugno e splende il sole
E' una rivelazione ogni colore
E questa sera che mi porta via lontano
Dove i sensi sono immensi, ricchi, splendenti, lucenti e...
Quanta tenerezza, scorre nella vita la salvezza
Apro le mie mani con dolcezza
E lascio che si posi ogni stella
Se ne vada via ogni dolore
E possa diventare gioia e amore
Se nevada via ogni tristezza
Perché questa sera c'è una festa
E così ora guardo nei tuoi occhi
Ma proprio dentro in fondo ai tuoi occhi
Poi all'improvviso levo la parola occhi
E sono in un nuovo spazio immenso
E ora prova solo un momento
A far saltare tutte le parole
Sarà un'esplosione come il sole
Come trovare la luce e la purezza
E così i sensi bisogna riscoprire tutti i sensi
Olfatto, vista, tatto, gusto, udito
Per inventare un mondo più bello
Pieno di magie e di scintille
E d'intuizioni e mille scoperte
Perché le parole sono un trucco




Se volete ascoltare la canzone cliccate qui.

giovedì 6 marzo 2008

Pensate un po' sogniamo è italiano...

Questioni di grammatica italiana


Si scrive sognamo o sogniamo? Ci vergognamo o ci vergogniamo?

Nella I coniugazione, le desinenze regolari sono -iamo per la 1a persona plurale dell'indicativo e congiuntivo presente, -iate per la 2a persona plurale del congiuntivo presente di. Quindi si dovrebbe dire:

(che) noi amiamo(che) noi sogniamo(che) noi ci vergogniamo
che voi amiateche voi sogniateche voi vi vergogniate.

Ma il gruppo -gni- a qualcuno dà fastidio. Come regolarsi?

Vi sono diverse posizioni:

  • Il Satta, pur citando vari esempi, anche illustri, di forme senza la i, continua a esprimere la sua preferenza per la coniugazione regolare: prima persona plurale, noi sogniamo all'indicativo e congiuntivo; seconda persona plurale, voi sognate indicativo, che voi sogniate congiuntivo.
  • Il Serianni ammette sia le forme con la i, che quelle senza.
  • Il Sensini riporta come ormai entrate nell'uso le forme senza la i.
  • Il DISC Compact dà senza commenti: sogniamo sognate all'indicativo, sogniamo sogniate al congiuntivo.

Quindi, ognuno fa come crede.





Tratto dal seguente link: http://www.mauriziopistone.it/testi/discussioni/gramm01_sogniamo.html

giovedì 28 febbraio 2008

Tratto da "Into The Wild".

“Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di essere utile con le persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?”

Lev Nikolaevic Tolstoj.

venerdì 15 febbraio 2008

Tratto dal "Piccolo Principe".

Tratto dal XXI capitolo.

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono cosi' triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire ?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire ?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembro' perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".

"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"

"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno' alla sua idea:
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."
Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".


giovedì 7 febbraio 2008

Mt 6,1-6,16-18

In quel tempo, Gesù disse: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la
gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.

martedì 5 febbraio 2008

UPSIDE DOWN

UPSIDE DOWN - JACK JOHNSON

Chi può dire cosa è impossibile?
hanno dimenticato che questo mondo
continua a girare e con ogni nuovo giorno
riesco a sentire un cambiamento in ogni cosa
e così come la superficie si rompe,
i riflessi si dissolvono
ma in qualche modo rimangono gli stessi
e così come la mia mente inizia
a distendere le sue ali
non c'è nessuna curiosità d'arresto
voglio rovesciare l'intera cosa

al contrario
troverò le cose che, stando a quel che
loro dicono, non possono essere trovate
dividerò questo amore, lo troverò con qualcuno
canteremo e balleremo la canzone di madre natura
non voglio che questa sensazione vada via...

chi può dire che io posso fare tutto?
io posso provarci, e procedendo a
velocità moderata, inizio a trovare
le cose che non sono sempre come sembrano
voglio rovesciare l'intera cosa

al contrario
troverò le cose che, stando a quel che
loro dicono, non possono essere trovate
dividerò questo amore, lo troverò con qualcuno
canteremo e balleremo la canzone di madre natura
questo mondo continua a girare e
non c'è tempo da sprecare, beh continua a
girare girare girare, intorno, intorno

al contrario
chi può dire cosa è impossibile?
e cosa non può essere trovato?
io non voglio che questa sensazione vada via

per favore non andare via
per favore non andare via
per favore non andare via
è così che deve essere...
è così che deve essere...

(cliccate sull' immagine per vedere il video...)

venerdì 1 febbraio 2008

Buon 1° febbraio. Auguri non di festa ma ordinari, quotidiani, mentre il tran tran giornaliero ci mangia letteralmente vivi.

Gmork: Sei uno sciocco e non sai un bel niente di Fantàsia. È il mondo
della fantasia umana. Ogni suo elemento, ogni sua creatura scaturisce dai
sogni e dalle speranze dell'umanità. E quindi Fantàsia non può avere
confini.

Atreyu: Perché Fantàsia muore?

Gmork: Perché la gente ha rinunciato a sperare. E dimentica i propri
sogni. Così il Nulla dilaga.

Atreyu: Che cos'è questo Nulla?

Gmork: È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il
mondo. E io ho fatto in modo di aiutarlo.

Atreyu: Ma... perché!?

Gmork: Perché è più facile dominare chi non crede in niente. E questo è il
modo più sicuro di conquistare il Potere.

Atreyu: Chi sei veramente?

Gmork: Sono il servo del Potere che si nasconde dietro il Nulla. Ho
l'incarico di uccidere il solo in grado di fermare il Nulla. L'ho perso
nelle paludi della Tristezza. Il suo nome era Atreyu.

(Dal film "La storia infinita")


Un mese fa ci siamo scambiati gli auguri più diversi. Fiumi e fiumi di pace, amore, amicizia, bontà hanno inondato le ns. caselle di posta elettronica e i ns. telefoni. E poi? Ora, oggi, adesso, in questo istante? Cosa sta accadendo? Cosa è rimasto? Abbiamo tenuto fede alle ns. promesse? Quest'anno sarò diverso, prometto ... Quest'anno farò questa cosa, prometto ...
Ma acqua passata non macina più e il 2 gennaio è ricominciata la vita quotidiana(x i + fortunati qualche giorno dopo). Passate le feste, rimangono solo i chili in eccesso. E tutto evapora come neve al sole. Perché? E allora, a cosa serve tutto questo? Perché dobbiamo prenderci in giro ogni anno, spendere (letteralmente!) miliardi inutilmente per cose in cui non crediamo più?
O forse no? Perché non possiamo sognare tutto l'anno? Perché le promesse devono essere sempre da marinaio? Tutti hanno mandato auguri a capodanno. Quest'anno, visto che il 31 ne ho mandati pochi(Oddio, quasi nessuno, ho giusto risposto a qualcuno ... e manco tutti ... stavo, come al solito, senza soldi :-p ), lasciatemi fare una follia. Lasciatemi fare una cosa assurda ... BUON 1° FEBBRAIO, TANTISSIMI AUGURI! Auguri non di festa ma ordinari, quotidiani, mentre il tran tran giornaliero ci mangia letteralmente vivi e non durante il riposo delle feste. Auguri non di chissà quale mirabolante anno in arrivo, ma per 1 anno che passa e scorre con noi. Che al posto delle promesse roboanti di capodanno ci siano le bellezze, le tenerezze, i sentimenti, il calore di un giorno come tanti, del bistrattato 1° febbraio. Ma ci rendiamo conto di che giorno sfigato è? Un mese prima, capodanno. Il proprio mese dominato da San Valentino ... Marzo, un mese dopo, che preannuncia la primavera. Il 1° Aprile che è il giorno dell'allegria. Il 1° Maggio festa dei Lavoratori. Il 1° giugno, vigilia della Festa delle Repubblica. Il 1° luglio e il 1° agosto vacanze ed estate piena ...
E il 1° febbraio?! Nulla, proprio nulla. E allora, che sia la festa dei sogni che non muoiono, degli amori che non finiscono mai. Amore per la vita, amore per le persone care. Passione, passione vera, che una tempesta scatena nel cuore. Perché il sognatore, parafrasando Gabriel Garcìa Marquez, quando è vero è guidato da grandi sentimenti d'amore. E niente o nessuno lo trattiene ... Il 2 gennaio ci siamo ritrovati davanti le solite liti d'ufficio, le piccole gelosie odierne, la stanchezza del giorno e le pantofole della sera. E poco a poco tutto sembra eclissarsi. Altro che amore, che palle questa pratica! Che scocciatura quel cliente! Che noia!
NO! NO! NO! I sogni non servono solo per un giorno. E non è necessario per forza puntare chissà quale cima tempestosa. I sogni servono a camminare, i sogni servono per colmare di tenerezza il ns. cuore, sono compagni d'avventura, non tiranni crudeli. L'essenziale è invisibile agli occhi. E allora serve il cuore, servono i sentimenti. Il grigiore non può vincere i colori, la fantasia non può essere scacciata dall'omologazione. Basta con i vapori. Guardiamo i ns. cuori.
BUON 1° FEBBRAIO. TANTISSIMI AUGURI, LA FANTASIA SCACCI L'OMOLOGAZIONE, IL CAOS L'ORDINE. E LA VITA SIA BELLA, BELLISSIMA, COLORATA E PIENA DI ARDORE. BUON 1° FEBBRAIO. IL GIORNO DELLA FOLLIA, LA FOLLIA DI ESSERE VIVI ...

E ora non pensare sia impazzito o diventato folle, sai già che ... lo sono sempre stato :-p
Un abbraccio e ancora auguri

31 gennaio 2008 - Alessio Di Florio



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